domenica 3 giugno 2012

Ieri era il 2 giugno, Festa della Repubblica. Ricorrenza importante, fondamentale; la Patria, lo Stato, la Repubblica, appunto. E' una festa che deve unire un Paese, un popolo, ma è davvero necessaria come è stato detto? E' davvero così fondamentale spendere soldi per mostrare la nostra identità di Stato? Il mio Presidente pensa di sì, dice che non bisogna piangersi addosso, che celebrare questa festa con la parata militare (sobria, con meno uomini e senza mezzi corazzati e frecce tricolore, per rispetto a ciò che è accaduto) e il ricevimento in Quirinale (anch'esso sobrio, sulla scia della "moda" lanciata dal nostro sobrio premier) sia un segno dovuto, per non abbassare la testa. In questi giorni le polemiche dividono il Paese, c'è chi dice che criticare questa scelta sia ridicolo, che non sarebbero stati certamente i soldi spesi per la celebrazione a risollevare l'Emilia, e sicuramente è così. Il problema è che non si tratta di questo, è una questione di principio, di politica. Che cos'è la politica se non l'insieme delle scelte che si devono fare per vivere bene? Per carità, ci vuole chi è tecnico e conosce davvero le cose, ma a conti fatti si tratta di fare delle scelte. E se molte di queste necessitano di competenze che vanno al di là di quelle della gente comune, altre possono essere fatte solo con del sano e comune buonsenso. Io trovo che ridicoli siano la parata e il ricevimento, trovo che ridicolo sia scegliere di non contribuire, seppure in piccola parte, alla risoluzione di un grave problema per ostentare una grandezza che spesso nemmeno c'è. Io trovo ridicolo questo modo di fare politica così lontano dalla "normalità" necessaria nella vita.